The Undoing-Le verità non dette (Miniserie-Stagione 1, 2020)

Partendo dal romanzo “Una famiglia felice” di Jean Hanff Korelitz, Susanne Bier imbastisce una miniserie in sei episodi per sondare ciò che si nasconde sotto quello che sembra essere un nucleo familiare perfetto. Jonathan è uno stimato oncologo pediatrico, Grace, sua moglie, un’affermata psicoterapeuta, ed Henry è il loro figlio dodicenne. La perfezione delle loro vite verrà ben presto messa a dura prova dall’omicidio di Elena, una giovane mamma di un compagno di classe di Henry. Cosa c’entrano Grace e Jonathan con tale avvenimento? Strana regista la danese Susanne Bier, non ha mai realizzato un vero e proprio “film Dogma”, ma nelle sue prime opere applicava alla lettera le regole del manifesto cinematografico di Lars Von Trier e Thomas Vinterberg. Successivamente ha avuto un grande successo di critica, soprattutto nei circuiti festivalieri, con lungometraggi come “Non desiderare la donna d’altri”, per poi sfociare nel suo ultimo cinema, quello ricattatorio, didascalico, che non tiene nulla fuori campo, cinema di grana grossa francamente evitabile. “The Undoing-Le verità non dette” fa perfettamente parte di quest’ultima fase creativa della regista. I personaggi iper vestiti, iper truccati e iper pettinati (mostruosi i cappotti a vestaglia e i chili di extension della Kidman), si muovono in case  lussoreggianti, tutto è funzionale a rendere palese il loro status sociale; essi vivono in abitazioni cariche di oggetti di design, hanno creato un ambiente ovattato, di gomma, che deve respingere ogni colpo proveniente dal mondo esterno. L’imprevisto non deve esistere, la loro esistenza non deve essere scalfita da niente e da nessuno. I problemi sono solo degli altri, dei pazienti fisicamente malati di Jonathan e di quelli mentalmente instabili di Grace. Ben presto però tutto crollerà come un castello di carte sotto i colpi dell’ignoto, della malattia psichica, del mistero e della violenza di un efferato omicidio. Bugie, verità apparenti, tradimenti, sospetti assortiti, nulla è come sembra, ma alla fine tutto è come sembrava già nei primi episodi.
Una miniserie ridondante e ripetitiva proprio perchè calca troppo la mano sugli elementi sopra citati. Le continue smorfie di Hugh Grant, pessimo nel recitare le battute drammatiche come se invece stesse per pronunciare qualcosa di comico, l’espressione attonita e costantemente sotto shock della Kidman, le perenni inquadrature sulla cittá di New York, che ricordano quelle di “In the cut” di Jane Campion, fanno sí che ci si annoi presto sentendosi schiacciati da uno schematismo asfissiante. Nonostante lo sceneggistore David E. Kelly (lo stesso di “Big little lies” e del recente “Nine perfect strangers”, sempre con Nicole Kidman) si impegni a mischiare le carte in tavola, soprattutto dopo i primi due episodi, aumentando il mistero intorno all’omicidio e al suo colpevole, facendo ricadere di volta in volta i sospetti su un personaggio diverso, tutto appare prevedibile ed il colpo di scena finale non sorprende. “The Undoing-Le veritá non dette” è un giocattolino che funziona poco sia sul piano del thriller che su quello drammatico e sociologico.

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