Voyagers (2021)

I ribelli del futuro

Epoca futuristica, istintiva calamità mondiale, umanità destinata a perire e colonizzazione di pianeti inesplorati per proteggere le generazioni a venire: una trama quasi distopica e simile a molte altre di recente realizzazione, va però a collimare con le odierne polemiche sulle (presunte) sottomissioni alle dittature sociali, rendendo dunque questo film interessante oltre che moderno.

La ribellione ai diktat governativi, viene infatti azionata qui in Voyagers da un plotone di giovani viaggiatori per l’appunto, concepiti in vitro tramite sistemi eugenetici, e responsabili della salvezza di una collettività futuribile, che tuttavia non accetteranno il ruolo di vittime sacrificali, sebbene il loro martirio consentirà ai propri nipoti di ereditare ed abitare un mondo guarito!

E’ il 2063, un riscaldamento globale oramai irreversibile non accetta mezze misure e gli scienziati hanno individuato nella nave comandata dall’esperto Richard l’unica speranza per colonizzare una nuova civiltà vergine.

E’ proprio la contrapposizione fra l’uomo maturo, abitante in passato nella Terra e perciò più propenso ad immolarsi, e i suoi compagni di viaggio, giovani limitrofi all’adolescenza e a tutte le relative pulsioni, ciò che fa scattare una rivolta interna all’imbarcazione cosmica.

Farmaci che comandano anima e corpo sono il nemico da sconfiggere, senza i quali gli impulsi e i piaceri reconditi del corpo hanno via libera e possono esibirsi in naturali esposizioni sessuali, attrazioni spirituali e capricci fin lì mai perlustrati.

Il tema trattato è geniale se visto con gli attuali occhi “negazionisti” di chi si auto gestisce e proclama libero di vivere la propria vita priva di restrizioni, dedicandosi all’io medesimo senza sì tralasciare le regole di base ma bypassando però un qualunque tipo di sacrificio per salvaguardare la genesi presente e successiva!

In questa pellicola lo scontro interiore fra sovversivi e pacificatori non ha invece né vincitori né vinti, dato che un’intrigante ma pacata regia li pone ambedue al di sopra di ogni sospetto e giudizio.

Difatti, sia gli incessanti sensi e desideri ormonali, quasi inarrestabili di fronte a un futuro martirio e responsabili di rabbia, odio, furia se non addirittura uccisione, che le solenni promesse di portare a termine la missione rinunciando ai personali istinti esclusivi, sono due facce della stessa medaglia, e giustificano una qualunque scelta finale, dato che – qui sì – l’opzione primaria non è rifiutare o meno di compiere un gesto che riassesti società in crisi, ma rinunciare a vivere per salvare il prossimo!

La creatività genialoide di Neil Burger, già ammirata in The Illusionist, Limitless e Divergent, era quello che ci voleva per far apprezzare una pellicola dove la tecnologia la fa da padrone senza tuttavia invadere l’arco narrativo, e dei feroci dialoghi fra ragazzi implosi elevano all’infinito l’irrazionalità e l’irrefrenabile violenza degli istinti umani.

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