Un road movie troppo introspettivo
Oramai i road movie senza meta a bordo di decappottabili nel migliore dei casi o camper e roulotte in quelli meno confortevoli stanno riempiendo gli schermi cinematografici.
Anche stavolta due uomini, la combo di innamorati Sam e Tusker, compiono la loro cavalcata per fuggire dai seri problemi di salute del secondo e tentare di ritrovare serenità e pace nell’animo.
Cosa certo alquanto difficile, dato che le demenza precoce che lo attanaglia rischia di fiaccarlo nella spiritualità interiore, oltre che fargli perdere autonomia sociale e lavorativa, lui brillante, ironico e graffiante scrittore di romanzi.
La firma di Supernova è di Harry Macqueen (Hinterlan), che omette – purtroppo – di narrare l’origine e lo sviluppo di una bellissima storia d’amore al maschile, immensa ma complicata e sofferente, per partire direttamente dal momento più drammatico e tragico della vicenda, quello appunto delle complicazioni fisiche di un Tusker prossimo al collasso psichico.
L’interesse di questo lavoro verte pertanto esclusivamente sulla verve di due campioni quali Colin Firth e Stanley Tucci, e del loro navigare fra lunghe distese naturali a caccia di parentele e vecchie conoscenze e reminescenze, quasi per redimere e ripulire la coscienza.
Ne esce pertanto fuori un eccellente saggio recitativo, quasi teatrale, da parte delle due star, che accompagnate da durevoli silenzi e sospiri nonchè panoramiche sulla natura cupa e invadente di Lake District, danno luce a dei bellissimi monologhi nei quali la quotidianità dell’amore risalta all’infinito.
Sono difatti le loro mani e corpi che si sfiorano ripetutamente, gli sguardi sì compiacenti ma a volte anche severi e sospetti, le confessioni contegnose e accese e altresì comiche e briose, il crudele declino fisico dell’uno e l’atroce senso di colpa ed impotenza dell’altro, inerme di fronte a ciò, e infine i semplici e importanti alterchi, magari pure banali, a far ardere un’opera piatta e tediosa a dismisura in un lavoro infine apprezzabile seppur non da ricordare.
Non bastano quindi le piccole cose domestiche o i litigi alternati a ricordi amorosi fra i due, i primordiali vuoti di memoria e le parole strozzate in gola ad alzare il livello del film, e soprattutto alla luce dell’ormai estrema intimità di una coppia chiusa in se stessa, appaiono inutili e fuori arco narrativo, se non proprio banali diversivi e riempitivi, gli iniziali incontri collettivi per dimenticare la tragica attualità e “spensierare” la mente.