Confini e Dipendenze (2021)

Il Fentanyl sopra a tutto

Storie diverse pronte ad intrecciarsi sullo sfondo di un thriller dinamico, con una crisi mondiale e generazionale dovuta al consumo di potentissimi oppioidi sintetici, devastanti ma pure irrinunciabili per ogni categoria di consumatori, dai ragazzi ribelli fino ai lavoratori benestanti per arrivare finanche a uomini e donne repressi da delusioni familiari: è questo il nuovo lavoro di Nicholas Jarecki, regista e sceneggiatore low fi che punta però a sbarcare il lunario con un film portentoso, dove dialoghi forti, vibranti e incandescenti, action hollywoodiana e panoramiche da campi lunghi la fanno da padrone.

Il fentanyl e suoi derivati sono i protagonisti di tre battaglie distinte, quella di un coraggioso poliziotto infiltrato con sorella tossicodipendente prossima all’implosione, di un ricercatore a caccia dell’antidoto ma in progressivo contrasto con la propria multinazionale e di una donna che ha perso il figlio per un’overdose un po’ troppo sospetta!

Le location variano fra splendidi e mastodontici paesaggi canadesi e claustrofobiche città, Detroit in primis, dove le basi dello spaccio, fra mafia armena e a foglia d’acero si sdoppiano in più uomini, e i tre personaggi principali si ritrovano in un gioco multiplo già visto spesso in passato a scambiarsi la parte e sfiorare ognuno i tormenti dell’altro.

Se Gary Oldman è la certezza conclamata, con quella proverbiale e intrinseca abilità ad esplodere progressivamente il suo acting, trasformando l’onesto e fedele professor Tyrone Brower in un paladino della salute sociale, schiantandosi contro colossi insormontabili, saranno Evangeline Lilly ed Armie Hammer le sorprese di giornata, mischiando ai loro Claire e Jake la drammatica postura di chi ha perso o sta perdendo un caro con la magnanime forza combattiva degli eroi comuni.

La pellicola scorre che è un piacere, aiutata come detto dalla bravura in recitazione di tre interpreti gasati da ruoli perfetti per improvvisare emotività ed eccitazione, da una trama complessa abbinata a regia fulminea e poco statica, che attacca perciò alla poltrona chi segue, e da una sceneggiatura intimistica e violenta, che rafforza dunque la costante gravità della situazione.

Inoltre, la storia sì romanzata ma anche veritiera nei 100.000 morti l’anno per overdose da farmaci oppioidi nell’America di oggi, amplifica eccome la tragedia che corre sul filo del rasoio.

Se la droga è il cardine della narrazione e la caccia ai cattivi – che siano capi mafia, amministratori di giganti farmaceutici oppure spacciatori di quartiere – il pilastro da action movie, Jarecki non disdegna per l’appunto di contaminare il suo lavoro scortandolo in altri lidi, rimarcando l’impossibilità a ritrovare il giusto binario dei consumatori abituali, la facilità a procacciare roba sul mercato di chi non ha più stimoli, le difficili e improbabili battaglie verso lobby e tycoon, fatte di ricatti e reputazioni incrinate, ed infine i sacrifici interiori di poliziotti eroi troppo spesso abbandonati al proprio destino.

Il prezzo che paga un’opera così impegnata e multi frame è quello di lasciare a metà l’introspezione su numerosi temi trattati, e i paragoni coi Traffic, Crash, Michael Clayton o Cattive Acque di turno appare quindi impietoso, anche se sembra questo un rischio calcolato sin dall’inizio.

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