Oppenheimer (2023)

Una svolta monumentale nel cinema di Nolan

La Trilogia del Cavaliere Oscuro, Memento ed Interstellar, picchi più alti del cinema di Christopher Nolan, alternati poi a lavori meno applauditi ma tutt’altro che banali quali Inception e Tenet, avevano comunque posto nelle alte sfere hollywoodiane il prodigioso, genialoide e ancor giovane cineasta londinese, per quell’inedito trasformismo temporale che ne ha reso celebre la sua dottrina filmica.

Stavolta però Nolan lascia completamente spazio ad un lunghissimo racconto claustrofobico che tributa l’omaggio a Robert Oppenheimer, il fisico che cambiò – se in meglio o in peggio è tuttora discussione appassionante – la storia della Guerra Fredda e la corsa agli armamenti, attualmente ancora in auge, sviluppando la bomba atomica!

Riprendendo il libro vincitore del premio Pulitzer di Martin J. Sherwin e Kai Bird, il regista ripropone infatti fedelmente e cronologicamente l’apoteosi di una storia pazzesca, quella di un’equipe di scienziati che lavorò alacremente e contro molte barriere all’industrializzazione della bomba più importante e distruttiva.

Non a caso il carattere del celebre fisico, disturbato ossessivo compulsivo se ce ne è uno, disincantato paranoico, intellettualmente impaurito da continui incubi e soffocato infine dalle esigenze militari e societarie a stelle e strisce, si rispecchia alla perfezione con i mantra narrativi di Nolan, capace così di affiancare al suo umore spesso tormentato una serie di flashback psicologici che mixano gioia, freschezza e tutti i convincimenti idealistici degli esordi alla desolante constatazione di aver creato per sempre un mostro che metterà in pericolo, ieri, ora e in futuro, la continuità della pace!

Ovviamente un arco narrativo del genere permette all’istrionico direttore d’orchestra di puntellare l’incessante soggetto con i suoi pregiati cavalli di battaglia intervallati a spettacolari inediti, bianco e nero analogico IMAX, pellicola 70mm, campi estesi e piani sequenza a colori ed eccezionali frame ansiolitici su tutti, oltre che – ovvio – giochi transitori sebbene in forma lieve, che hanno comunque il merito di distinguere le varie fasi della vita, sentimentale, lavorativa e depressiva del prodigio da Princeton.

Tale lavoro, monumentale sotto tanti punti di vista, segna una svolta epocale nelle opere di Nolan, mai come ora impegnato a studiare la psiche del suo protagonista principale, un quasi commovente Cillian Murphy, campione di un clamoroso cast dove emerge il sorprendente Lewiss Strauss di Robert Downey Jr.

La lunghezza estesa della pellicola si propaga celermente con molti scossoni, interessando eccome lo spettatore che soffre all’interno dell’anima provata dello scienziato, la cui forte e a volte spietata personalità di chi è convinto di aver salvato il mondo si scontra col passare del tempo con un’implosione psichica di chi sta servendo sul piatto d’argento un pulsante per distruzione e ricatto.

Formule ed equazioni partono dal progetto Manhattan e si chiudono con Hiroshima e Nagasaki, accordi, ricerche, sviluppi e condivisioni nucleari e fissili fra alleati contro il Nazismo portano poi allo spionaggio da Guerra Fredda ed alla corsa agli armamenti, ai giorni d’oggi ancora presente e fonte di preoccupazione per nuovi conflitti!

Belle le trame amorose a spasso nel tempo del protagonista, le sedute in tribunale e negli interrogatori fatte di arringhe feroci da lui subite, soprattutto perché anziché apporre leggerezza in un film spasmodico sebbene biografico, aumentano pathos e fanno si che tristezza e malinconia permangano latenti in ogni frammento sviluppato, provocando nel protagonista e in chi lo segue il senso di abbandono verso chi lo ha amato e da chi lo ha sfruttato!

A rendere tale lavoro un’esperienza indimenticabile c’è pure la trepidante colonna sonora di Ludwig Goransson, che accompagna passo per passo una regia intimistica, insieme alla quale pedinare presente, passato e futuro di Oppenheimer attraverso gli occhi di Murphy, e scortarlo verso la perdizione fatta di silenzi, rumore e magia!

Da antologia poi le rese dei conti che inframmezzano la pellicola, due lunghissimi spezzoni da quasi 30 minuti interminabilmente agili, conditi da affanno, emozione ed insicurezza appaiate a inquadrature estese, campi totali e dettagli intimistici, il tutto musicato da note tormentate, assillanti e inquiete, che conducono la compagnia al deflagrante Big Bang atomico e l’uomo a quello spirituale!

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