L’ufficiale e la spia (2019)

Nel suo ultimo film, Roman Polanski racconta L’affaire Dreyfus, uno dei più grandi scandali francesi della fine del diciannovesimo secolo. Alfred Dreyfus, un capitano ebreo, è accusato di altro tradimento e spionaggio per conto dei tedeschi, senza un regolare processo. Umiliato pubblicamente, è esiliato all’isola del Diavolo, nella Guayana Francese, dove trascorrerà anni in solitudine e sarà vittima di soprusi.

Georges Picquart, capitano dell’esercito, poco dopo la condanna di Dreyfus, è promosso a capo della sezione statistica, stessa sezione che si era occupata del caso Dreyfus. Ben presto,però, Picquart si accorge che le indagini a carico di Dreyfus sono state condotte in maniera sommaria, le prove definite cruciali per la condanna sono dei falsi e che l’origine ebrea di Dreyfus ha fortemente influenzato il breve e irregolare processo condotto a suo carico .

Sebbene Picquart non nutra particolari simpatie verso gli ebrei, decide di andare a fondo, trovare la vera spia e provare che Dreyfus è innocente, nonostante questo comporti inimicarsi i colleghi, i suoi capi, essere allontanato da Parigi e finire in prigione. Ciò che muove Picquart è il suo alto senso della giustizia che fa prevalere sui suoi sentimenti e simpatie.

Lo stile di Polanski è impeccabile. Il film, basato totalmente sui fatti reali, può trovare la sua collocazione nel filone dei film di inchiesta giornalistica e giudiziaria. Il regista descrive in maniera efficace il clima antisemita che caratterizzava l’Europa dell’epoca ma non si vuole soffermare sull’antisemitismo in sé. Polanski vuole, in un certo senso, andare oltre. Vuole trasmettere l’importanza della giustizia, e la ncessità che questa non si lasci influenzare da pregiudizi e preconcetti. Il regista non vuole soffermarsi su quanto sia sbagliato odiare il diverso, quanto sul fatto che i propri pensieri e sentimenti non possano e non debbano vincere sulla neutralità della giustizia e portare alla condanna di un uomo innocente.

Il vero e proprio protagonista del film è Picquart e il suo senso di giustizia che vince su tutto. Picquart mette in dubbio la sua intera carriera e fede nell’esercito francese per difendere un innocente accusato ingiustamente. Polanski non lo dipinge però come un eroe, ma come un uomo che fa il suo dovere.

La regia è asciutta. L’obiettivo è concentrarsi unicamente su come veicolare nella maneira più efficace e diretta possibile la vicenda narrata. Per ottenerlo, evita di ricorrere a manierismi e autocompiacimenti artistici.

La sceneggiatura trova il suo punto di forza nel riuscire a descrivere il pensiero che guida ogni protagonsita nel suo agire. I dialoghi sono tra gli aspetti meglio riusciti del film. Le performance attoriali sono equilibrate, credibili e mai forzate. Tutto mira a raccontare una storia che il regista ha urgenza si ricordi e resti impressa, senza abbellimenti nè distrazioni.

Il finale agrodolce trasmette a noi spettatori che tanto era stato fatto ma ancora molto era (ed è) necessario fare per arrivare ad ottenere una società giusta.

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