Onirica: field of dogs (2013)

“Se spieghi Dio, egli svanisce”

Adam è sopravvissuto ad un incidente stradale, in Anche solo quest’ ultimo particolare fa sbottonare leggermente Adam, dandoci un assaggio della sua personalità:  grazie all’intervento di personaggi secondari, scopriamo che dopo le due traumatiche morti non si è più ripreso, chiudendosi in sé stesso e nel suo stato depressivo, quasi come per punirsi per essere stato l’unico a sopravvivere. 

L’unico sollievo da questo immenso dolore è dato dalla lettura della Commedia, elemento che ricorrerà spesso durante la pellicola, e dal sogno. Il sogno, infatti, costituisce l’unico momento in cui Adam ha la possibilità di incontrare nuovamente le persone a lui care che sono venute a mancare. 

Sullo sfondo di questa tragedia individuale si estende una tragedia collettiva, quella della Polonia, messa in ginocchio da catastrofi naturali e da una situazione politica estremamente instabile.

Il film è basato su vari dualismi: quello tra dimensione reale e dimensione onirica e quello tra la tragedia individuale del protagonista e quella collettiva del suo paese. 

Nel primo caso inizialmente le scene surreali sono perfettamente riconoscibili e distanziabili da ciò che è evidentemente reale, ma pian piano, durante il corso del film, questa linea di demarcazione diventa sempre più sottile fino a venire a mancare, arrivando a confondere lo spettatore, il quale non sa più se quello a cui sta assistendo sia ciò che Adam sta vivendo oppure una sua fantasia. 

Potremmo parlare anche di un dualismo Vita – Commedia. Vi sono continui rimandi all’opera di Dante, il più incisivo è la figura della fidanzata di Adam, che rappresenta Beatrice e, più in generale, è la personificazione del concetto del dolce stil novo della Donna Angelo, irraggiungibile e perfetta, mentre Adam è Dante, alla disperata ricerca della sua perduta amata. 

Si passa poi alla situazione individuale del protagonista, fragile ed instabile, specchio della situazione della Polonia stessa. 

Majewskij predilige l’utilizzo di inquadrature particolari e ricercate, che risultano essere utili alla creazione di un ambiente ancora più surreale. Fondamentale, per stessa ammissione del regista, la notevole influenza del maestro Fellini.

La fotografia rispecchia perfettamente lo stato d’animo del protagonista, attraverso l’utilizzo di una palette di colori molto cupa, che rende spenti anche i colori più brillanti. 

Questo film costituisce un vero e proprio viaggio verso la redenzione, noi che assistiamo non siamo inermi, bensì procediamo in questo cammino insieme ad Adam, o per meglio dire Dante. E diventiamo Adam, diventiamo Dante. Ci guardiamo dentro, abbracciamo le nostre sofferenze e continuiamo il nostro viaggio, anche dopo la visione del film. Ed è questo che una pellicola dovrebbe fare, lasciare qualcosa, sempre, anche solo un granello di sabbia in mezzo al caos. 

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