Juliet naked, tutta un’altra musica (2019)

Per sempre Peter Pan

L’abitudinarietà di una relazione quindicennale fa scorrere il tempo in modo monotono e soprattutto egoistico per Duncan e Annie, immaturo se ce ne è uno il primo, perso cerebralmente in molteplici interessi un po’ troppo giovanili, fra cui l’ossessione per l’ex cantante folk pop Tucker Crowe, e disillusa da una vita ormai matura di chi vorrebbe essere tante cose – fra cui mamma – la seconda! E’ proprio l’artista “in pensione” il terzo incomodo che si frapporrà per caso ai due, anch’egli indomabile sognatore bambinesco e irresponsabile.

Jesse Peretz, comedy maker cinematografico e televisivo, dirige per il grande schermo Juliet Naked, romanzo di Nick Hornby, la cui abilità e passione nel raccontare vicende di adulti Peter Pan aveva già lasciato il segno anni fa, quando David Evans rappresentò l’ultras sfegatato Paul di Colin Firth nell’irriverente e spassoso Febbre a 90°.

Mentre il calcio porta ad appassionarsi in modo spiritoso ma allo stesso tempo impegnativo e personale, qui la situazione è diversa, visto che le riflessioni da fare, alla fine, sono molto amare!

Se la capacità di emozionare lo spettatore e la grandezza attoriale di Ethan Hawke, tra i migliori interpreti della sua generazione e qui pure pregevole cantante, non fa più notizia, in questa brillante commedia risaltano inoltre le performance di Chris O’Dowd e soprattutto Rose Byrne, vera mattatrice e anello di congiunzione tra le tre parti dell’arco narrativo: piattezza e ripetitività di un’esistenza al limite della depressione all’inizio, scoperta e ribellione psicologica nella seconda ed infine la scelta dell’IO nella conclusiva.

L’immaturità dei due uomini, da nerd allo stato puro per Duncan e da simpatica canaglia sciupa femmine per Tucker, ha lo stesso risvolto e porta ambedue a considerare i propri fallimenti e tentare di ordinare una vita sfrenata quando il tempo è però scaduto. Se Annie è ormai perduta come compagna e futura mamma per l’uno, costretto perciò a fare i conti col costante egoismo che l’ha messa sempre in secondo ordine, è al pari inaccessibile anche per l’altro, sensuale e istrionico uomo col quale riscoprire piaceri occlusi ma lontano dal compagno ideale per costruire una prole.

Divertente infatti è la trasposizione di famiglia allargata del musicista, ruolo che evidentemente attrae e non poco Hawke, eccellente qua in egual misura di Boyhood e Ten Thousand Saints nel dare l’immagine di amabile farabutto che quasi non ricorda i nomi dei figli sparsi per il globo e delle sue vecchie fiamme.

Bello il tempismo che descrive le fasi tra i due eterni fidanzati, gli interessi del maschio, allergico a fare bambini con la scusa del mondo meschino ma dipendente da blog, media e TV, i vorrei ma non posso femminili e il perentorio ingresso nella trama di Crowe, sfacciato residente in garage presi a prestito da precedenti innamorate, al quale dei bei dialoghi regalano una valenza bizzarra ed incisiva, che porterà lo spettatore a fare il tifo solamente per il mascalzone gentile che è in lui, dalla comparsa fino all’ultima scena del film.

Questo è però un peccato, visto che al contrario l’intrigante vivere di Duncan viene abbandonato dalla sceneggiatura, lasciandolo in disparte nonostante le stimolanti sfaccettature concessegli dal romanzo, preferendo asfissiare la narrazione coi numerosi affetti della vita del rocker.

Sta qui il limite di questa pellicola, tendente a rilassarsi eccessivamente sulla verve dei protagonisti, senza aggiungere molto a livello di scrittura, optando troppo sulle divertenti gag che gli attori riescono a recitare perfettamente. Infatti, la goffaggine e comicità della coppia iniziale fa perfettamente da contraltare alla drammaticità di fondo della seconda, brava a delineare i rimorsi maggiori che flagellano l’animo umano: quelli sulle scelte sbagliate o non compiute!

Se le due macchiette maschili sono gli sconfitti e rimangono a rimuginare sbagli e tormenti che li hanno contornati di eroi virtuali, collezioni, vaste comunità multimediali, relazioni disparate e figli poco vissuti, senza però affetti reali coi quali invecchiare, l’eroina del film che prova a vincere la monotonia di una vita underdog è Annie, che aprirà mente e cuore verso nuovi posti e realtà, prendendo spunto dai fallimenti altrui e investendo su se stessa e la propria arte, fino a quel punto repressa e sacrificata, lasciandoci nella speranza che chiunque ha il potere di recuperare gli errori e ricominciare da capo!

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