Don’t Look Up (2021)

Negazionismo o realismo?

Mai come ora poteva essere più azzeccata una pellicola del genere, l’ultimo film di Adam McKay, che in pompa magna dirige e scrive i dialoghi di un proprio soggetto, relativo al doppio binario che unisce catastrofismo, politica e social media di massa!

Il genialoide regista e poliedrico one man show sgancia una bomba sotto forma di satira pre apocalittica in grado di far ragionare tutti sul mondo attuale e le situazioni che stiamo vivendo in piena pandemia, dove notizie drammatiche sbattono contro (in)decisioni governative e fake mediatiche.

Per farlo raduna un cast stellare capitanato da Jennifer Lawrence e soprattutto Leonardo DiCaprio, tuttora infallibile nonostante l’espressionismo di giornata sia diverso da qualunque del passato, arricchendo perciò il proprio curriculum e bagaglio attoriale di una nuova gemma!

Una dottoranda scopre infatti che una cometa di dimensioni gigantesche è in rotta verso la terra e la raggiungerà nel giro di 5/6 mesi; lei e il suo professore decidono perciò di rendere il mondo partecipe di questo prossimo cataclisma, cozzando però con la volontà dei vertici della Casa Bianca di imbrigliare la notizia, visti i pensieri elettorali della Presidente!

Egoismo, riluttante senso di avidità e negazionismo collettivo sono alla base dell’idea di McKay, che punta da subito il dito verso la possibilità dell’establishment USA di imboscare news, creando quindi proseliti su complotti e dittature recondite, tornando poi però all’importanza tutt’altro che positiva dei social network, capaci di rigirare l’azione a proprio piacimento creando quindi un contrappasso comunicativo di pari portata, concludendo infine con l’allegorico riferimento all’angoscia sociale per una terra risucchiata da un agente esteriore (una cometa piuttosto che un virus), in un universo polarizzato probabilmente e abbondantemente già distrutto ed estinto da un pezzo!

Dopo Vice, McKay torna alla direzione artistica assaltando di nuovo l’olimpo decisionale a stelle e strisce, anche se la sua critica e annessa premonizione sulla cessazione vitale pare riferita a una platea più vasta.

Satirico e mefistofelico è il suo modo di scrivere e dettare i dialoghi, facendo sembrare diabolici ognuno dei sodali in scena, allorquando devono dirne una o pronunciarsi, sebbene la fine sia vicina e l’escalation mortale abbia ancora poche ore di “vita”.

In Don’t Look Up perciò le similitudini sembrano tutte direzionarsi verso La Grande Scommessa, abbinando quindi l’apocalittica crisi finanziaria e collettiva a quella terrena.

Entrambe sono comunque pandemie e andrebbero trattate alla stessa stregua, ma se nel primo caso l’ignoranza collettiva ne allontana la conoscenza e dunque non ne permette la scoperta in breve termine, nel secondo è proprio l’inettitudine umana a consacrarne la catastrofica sciagura!

Come oggi e nella realtà, anche qui McKay pone risalto alle molte (troppe) anime che mettono bocca ai problemi, allontanandone la risoluzione e contribuendo altresì alla propagazione del panico, dibattendo e negando realtà, verità e scienza e sfruttando il dramma per propagande politiche e televisive!

Giocando sul comedy fantascientifico il regista fa ridere amaro e aprire gli occhi, innalzando l’incapacità umana di salvarsi tanto da una calamità naturale quanto dalla perdita della propria dignità, sfruttando un all star cast e spolpandone il talento con una sceneggiatura feroce e dinamica, dando gloria ad ogni personaggio entrante, mantenendo intatto il suo stile poliedrico e variegato: un cinema crossover che convince e lascia il segno, seppur su una trama al limite del kitsch.

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