Il cavaliere oscuro – il ritorno (2012)

Il 29 agosto 2012 è uscito in Italia l’attesissimo terzo e ultimo capitolo della trilogia di Batman diretta da Christopher Nolan iniziata nel 2005 con “Batman Begins” e proseguita  con “Il cavaliere oscuro” del 2008.

Il film è ambientato otto anni dopo gli eventi de “Il cavaliere oscuro” quando Gotham City gode di un periodo di pace grazie all’Atto Anticrimine Dent. Batman, incolpatosi della morte di Harvey Dent, è stato costetto a sparire e assieme a lui anche Bruce Wayne (Christian Bale), autoreclusosi nella sua casa. Il film inizia con uno spettacolare attacco aereo in cui viene rapito un membro del Congresso da parte dell’antagonista di turno, lo spietato terrorista mascherato Bane, interpretato da Tom Hardy. Bane aggredisce anche il commissario James Gordon (Gary Oldman) e gli sottrae il discorso nel quale egli svela la verità su Batman e su Dent. Gordon rimane ferito e viene soccorso dal coraggioso agente di pattuglia John Blake, interpretato da Joseph Gordon-Levitt, che verrà promosso da Gordon stesso come detective. Come se non bastasse, una ladra misteriosa, Selina Kyle (Anne Hathaway) irrompe in casa di Bruce e ottiene le sue impronte digitali per conto di un impresario, senza conoscerne però le vere intenzioni. Saranno però i piani terroristici di Bane a costringere il cavaliere oscuro a ritornare, grazie anche alla spinta di Blake, che ha intuito la sua vera identità. A Gotham scoppia il caos dovuto ad una finta rivoluzione sociale e alla presenza di una bomba atomica pronta a detonare. Per Batman le speranze sembrano perdute e potrebbe non farcela da solo a fermare Bane.

Anche in questo terzo capito, come negli altri, il cast funziona: viene riconfermato Christian Bale per la parte di Bruce Wayne/Batman; viene scelta la Hathaway per la parte di Catwoman, a cui non avrei dato una lira, ma che invece mi ha positivamente stupito; Joseph Gordon-Levitt, che già mi era piaciuto in “Inception”, ed ha la faccia giusta e l’atteggiamento giusto per interpretare John Blake e Tom Hardy, anch’esso già presente in “Inception”, si dimostra un buon antagonista. L’unica nota per me negativa è il doppiatore italiano di Bane, poiché trovo che la voce proposta non si adatti bene alla sua figura.

“The Dark Knight Rises” è un capolavoro della cinematografia? No, e per vari motivi. Per la prima metà il film è piatto, lento, con dialoghi cervellotici interminabili e con un’unica vera scena d’azione, peraltro fiacca e senza un sottofondo musicale che la vivacizzi. Con la seconda parte le cose cominciano a migliorare notevolmente e finalmente iniziano le scene che hai atteso per più di un’ora: Bane attiva degli esplosivi che ha disseminato per la città nel momento preciso in cui ha inizio a Gotham un’importante partita di baseball, facendo crollare ponti e creando barriere. La devastazione creata dalle esplosioni è mostrata con una ripresa dall’alto, che si focalizza soprattutto sul crollo del campo da baseball poiché sarà proprio allo stadio che Bane si presenterà alla popolazione di Gotham City e darà inizio alla “rivoluzione”. Mano a mano che il film procede l’epicità cresce: dialoghi sì cervellotici, ma talmente d’effetto che non ti interessa se non hai capito niente di quello che hanno detto, colpi di scena di altissima qualità, scene d’azione e combattimenti che ti esaltano mostruosamente e scene commoventi che non ti fanno piangere solo se ti trattieni, come il dialogo tra Bruce e Alfred.

Il difetto maggiore però si trova nella trama del film e per capire meglio quanto sia importante vi propongo un breve confronto tra la visione di Nolan e quella proposta da Tim Burton nel 1989 e nel 1992 e poi da Schumacher nel 1997. La trilogia di Nolan è realista in tutto, a partire da Batman e da Gotham, mentre le versioni precedenti descrivevano palesemente una favola, senza alcuna pretesa di essere credibili. Questo realismo è insieme il punto di forza e il punto debole della trilogia, poiché si fa fatica a scusare i numerosi buchi presenti nella sceneggiatura di quest’ultimo capitolo, essendo presentato il tutto come reale. Infatti durante tutto il film dalla trama intricatissima ti ritrovi molte volte a chiederti: “Ma come è possibile?”. I buchi e le incongruenze sono infatti molti: alcuni piccoli, altri talmente evidenti da diventare quasi fastidiosi. Se non l’avete ancora visto lascio voi il piacere di trovarli per evitare spoiler. Però il film ti stupisce come non mai perché, nonostante queste gravi imperfezioni,tutto è talmente epico che ti incanti a guardarlo passando sopra a tutto quello che ti ha infastidito, anche solo un secondo prima. E’ difficile spiegare questa sensazione quindi l’unico modo per capire questa contraddizione è vedere il film.

Il finale mi ha soddisfatto? Assolutamente si! Chiudere una trilogia è complicatissimo ma Nolan mi ha davvero meravigliato con il suo finale: una chiusura oserei dire perfetta. Ci viene regalata infatti una conclusione commovente e con ancora qualche ultima sorpresa che ti fa uscire dalla sala con un sorriso stampato in faccia.

In conclusione “Il cavaliere oscuro-Il ritorno” è un film colmo di difetti ma il fatto che riesca a farteli mettere tutti in secondo piano lo rende veramente un gran bel film che merita davvero di essere visto, anche se non siete degli amanti del genere. La macchina costruita da Nolan è intricata, illogica, contorta e anche imperfetta ma incredibilmente funziona, eccome se funziona.

Il trailer

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