Non cadrá più la neve (2020)

Anche i ricchi piangono.

Zhenia è un aitante massaggiatore, è nato a Kiev e aveva sette anni quando avvenne il disastro nucleare di Chernobyl. Sua madre è morta a causa delle radiazioni e lui ha sviluppato dei particolari poteri. Una volta giunto nell’attuale Polonia comincerá a fare massaggi ad un gruppo di benestanti che vivono all’interno di una comunitá fatta di palazzine tutte uguali, la sua presenza stravolgerá le loro esistenze. Il tema dell’estraneo che penetra dentro un microcosmo agiato rimanda a “Teorema” di Pier Paolo Pasolini, dove un ragazzo (un bellissimo Dio/Demone proletario) si insinuava in un nucleo famigliare borghese stravolgendone la ritualitá. A causa sua le ipocrisie esplodevano e le repressioni e le pulsioni sessuali più inconfessabili si palesavano in tutta la loro deflagrante potenza. Uscito di scena “l’estraneo”, i personaggi del film cadevano nella depressione, nell’apatia e nella definitiva perdita dell’identitá. Anche quelli di “Non cadrá più la neve” sono esseri umani in disfacimento: una madre alcolizzata, una donna che fertilizza le piante tramite il corpo del marito defunto, un ragazzo che produce droghe sintetiche, un ufficiale violento, un malato terminale, una donna sola ossessionata dai suoi bulldog inglesi… creature di uno zoo all’interno del quale si muove Zhenia. Il quadretto di un’umanitá allo sbando nonostante l’agiatezza economica, uomini e donne vittime di una vita narcotizzata, che si sono rinchiusi dentro microcosmi isolati e sigillati, luoghi di protezione dall’esterno e dall’ignoto, ma non da loro stessi. Il protagonista è una specie di alieno, la sua missione è far star bene queste persone donando loro energia fisica e facendogli compiere un viaggio all’interno del loro inconscio. Se la sconvolgente opera di Pasolini era spietata nel rappresentare l’angustia che colpiva i personaggi dopo la sparizione del protagonista, nel film di Szumowska ed Englart l’infelicitá degli esseri che popolano il film sembra sopita anche dopo che Zhenia è andato via, ma solo apparentemente, perchè il dolore che li affligge è ineluttabile, l’apocalisse è vicina. Come nel precedente “Un’altra vita-Mug” i registi hanno realizzato un film di corpi, anime e fantasmi, dove lo spettro più potente è quello sociale. La Polonia descritta è quella che ha deciso di isolarsi e vivere una sorta di utopico distaccamento dal reale e dal resto del mondo.
Visivamente di una bellezza abbacinante “Non cadrá più la neve” utilizza azioni ripetitive e un ritmo catatonico e dilatato per rappresentare una cerchia di personaggi che sono l’allegoria di un Paese e di una classe sociale che vive di implosioni psicologiche e di bias cognitivi.
Tra il grottesco e il drammatico.
Interessante.

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