La vita davanti a sè (2020)

Houseofwitch.

Madame Rosa è un’anziana ex prostituta ebrea scampata ad Auschwitz, nella sua grande casa accoglie, sotto compenso economico, ragazzini disadattati, tra questi c’è anche Momò, pre adolescente di colore dal carattere difficile che si guadagna da vivere compiendo piccoli furti e spacciando.
Edoardo Ponti riporta sul grande schermo, o meglio sul piccolo schermo (il film è stato distribuito direttamente su Netflix) la madre Sophia Loren e le cuce addosso un personaggio femminile potente che sembra essere la summa di tanti ruoli interpretati dall’ attrice lungo la sua carriera.
Ciò che stupisce nonostante questo, è che il personaggio di Madame Rosa così come il modo in cui la Loren lo interpreta non sia mai ingombrante, Sophia è contenutissima anche se la sua presenza scenica è indubbiamente potente e capace di riempire ogni scena in cui appare, ma con grande generosità lascia teneramente spazio anche al personaggio di Momò che ha un’energia interpretativa palpabile e assolutamente funzionale al ruolo che ricopre.
“La vita davanti a sè” flirta col cinema di Almodovar senza averne la classe e con quello di Xavier Dolan senza averne il calore.
Edoardo Ponti raggela il melodramma, ha paura di realizzare un’opera che funzioni istintivamente, quando commuove lo fa in maniera ricattatoria o attraverso le grandi interpretazioni dei protagonisti, per il resto “La vita davanti a sè” è un prodotto politically correct dal respiro televisivo.
Interessante la voglia di mostrare la vecchiaia e la malattia quasi senza filtri, coraggioso quindi il lavoro fatto con e su Sophia Loren, diva internazionale ritenuta una della donne più belle del cinema che qui si mostra dimessa e ammaccata nel fisico.
La decostruzione della sua immagine divistica è la cosa più interessante di un piccolo film per signore dalla lacrima facile.
Alcuni spunti che avrebbero meritato maggiore attenzione, il mistero di Madame Rosa che di nascosto va nel sotterraneo del palazzo dove vive incuriosendo Momò e facendola apparire quasi una vecchia strega alle prese con chissà quali riti, viene troppo presto svelato, così come gli squarci onirici sono buttati lì senza troppa convinzione.
Gli sprazzi ironici soprattutto all’inizio del film, risultano di derivazione eccessivamente almodovariana e vengono ben presto soppiantati da eventi drammatici, rendendo il tutto abbastanza sbilanciato.





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