Buio (2019)

Stella, Luce e Aria sono tre sorelle.
La prima è quasi maggiorenne, la seconda è in piena adolescenza e l’ultima è ancora una bambina.
Hanno perso la madre in circostanze misteriose e vivono isolate dal mondo con un padre dai modi dittatoriali.
La casa nella quale sono recluse è un microcosmo buio e desolato, fuori da essa, almeno secondo i racconti del padre, il sole è malato e provoca la morte.
Le ragazze sono cosi costrette a rimanere in casa tutto il giorno mentre il padre può uscire per procacciare il cibo.
A Stella, Luce ed Aria non rimane che ricreare una routine ormai persa e fare attivitá fisica per modellare il loro corpo e renderlo forte come quello maschile.
Tra tensioni sessuali incestuose, violenze assortite spesso tenute fuori campo e dinamiche familiari fondate sul conflitto e l’invidia ma anche sulla solidarietá femminile, Emanuela Rossi ci mostra tutta la sua passione per il cinema.
Il suo occhio cinefilo è palese, “Buio” è disseminato di citazioni (“Miss Violence” di Avranas, “Dogtooth” di Lanthimos, “Shining” di Kubrick, “Madre!” di Aronofsky, “The Neon Demon” di Refn, “Zombi” di Romero),tali rimandi creano un film magma, spropositato nelle ambizioni, interessante in svariati sottotesti ma compromesso da un budget troppo basso che raramente riesce a far materializzare sul grande schermo le ambizioni registiche della Rossi.
Non mancano alcune ingenuitá di sceneggiatura (la protagonista compra un ventilatore in un supermercato in pieno periodo natalizio, il padre viene brutalmente colpito al collo con un paio di forbici ma continua a vivere e a deambulare come nulla fosse, una delle protagoniste riesce a fuggire dall’ abitazione ed ascolta in strada un brano di musica trap che inspiegabilmente possiede anche lei a casa, nonostante sia reclusa lí dentro da svariato tempo), ma la passione messa da Emanuela Rossi nel concepimento, soprattutto in fase di scrittura, della sua opera prima è innegabile; passione che paradossalmente diviene il punto debole del film.
“Buio” è una commistione di generi che non sempre trovano il giusto equilibrio: è un film distopico, un thriller, una fiaba nera, un horror, un coming of age, un’opera allegorica che parla dell’attualitá (il surriscaldamento globale, le pandemie che obbligano alle quarantene, la violenza domestica, il patriarcato feroce, il femminicidio) ma per riuscire a padroneggiare con sicurezza tali generi cinematografici e cosí numerose tematiche, ci vuole una conoscenza del mezzo indubbiamente superiore a quello della regista marchigiana.
“Buio” è comunque forte di un’idea di cinema coraggiosa e poco frequentata dagli italiani.
Esso sfrutta il genere e alcune soluzioni spettacolari per scioccare, per diventare la caricatura di certa brutale attualitá, trasfigura le immagini del dolore, catapulta lo spettatore in una fiabesca realtá e lo costringe ad una visione molto diversa da quella proposta dai telegiornali.
Se “Buio” si ispira soprattutto alla “nuova onda” cinematografica greca, palesi sono peró le differenze soprattutto dal punto di vista della messa in scena.
Emanuela Rossi insudicia la geometrica composizione del quadro tramite una fotografia grezza, non mancano le inquadrature frontali ma il montaggio spezza le sequenze e rifugge dal long take, in tal senso chiaro è lo svecchiamento messo in atto di un’ estetica ormai abusata in molto cinema festivaliero.
La regista è stata per anni giornalista per Casa Vogue, la sua passione e competenza nel settore dell’interior design è chiara.
Interessante è infatti il lavoro svolto dallo scenografo che ha costruito ambienti totalmente funzionali alla storia.
L’enorme abitazione delle protagoniste, con la sua commistione di stili diversi si fa la cristallizzazione del lungo periodo passato al suo interno dai personaggi, così come gli enormi teli di plastica disseminati per tutta la casa creano quella che sembra essere una istallazione d’arte contemporanea utile a materializzare una specie di gabbia/utero nella quale Stella,Luce e Aria sono imprigionate.
Lo squallore e la freddezza cromatica con la quale sono ripresi gli esterni e gli interni di un supermercato sono importanti per la rappresentazione di un luogo che è l’icona della societá dei consumi.
Emanuela Rossi è una regista ambiziosa e promettente, bisognosa peró di un budget economico piú consono ai suoi desideri.

Scrivi un commento

Powered by WordPress | Web Concept by: Webplease