Womanity (2018)

In un momento in cui Netflix produce documentari di grande interesse di pubblico, sarebbe interessante riscoprire i numerosi documentari Rai che non sempre hanno l’attenzione che meritano. Tra questi vi è il documentario diretto da Barbara Cupisti, Womanity.

Lo scopo dei documentari di Barbara Cupisti (vincitrice del David di Donatello per Madri nel 2008) è quello di dare voce a chi non ha voce.

Questo documentario in particolare si focalizza su tre problematiche che donne in giro per il mondo devono affrontare, rendendo problematiche legate a posti che ci sembrano lontani e a noi remoti, quanto mai vicini e comprensibili.

In primo luogo ci troviamo in India. Qui la regista ci mostra le storie di donne sfregiate dall’acido che cercano di ritrovare la loro felicità, dignità e posto all’interno della società. Una speranza a queste donne è data dal lavorare in un bar aperto da una top model indiana sfigurata anch’essa dall’acido che cerca di aiutare le donne che stanno vivendo il suo stesso dramma.

In questo bar, si cerca di sensibilizzare sulla condizione della donna in India, di aiutare e supportare donne che vivono lo stesso dramma. Tramite toccanti interviste, entriamo nel mondo di queste donne che ci raccontanto storie piene di dolore. Conosciamo i motivi dietro a gesti fatti da uomini a loro vicini e che in teoria dovrebbero amarle. Vediamo anche e soprattutto un profondo desiderio di riscatto.

Poi ci spostiamo in Egitto e entriamo nella vita di una donna che è diventata vedova molto giovane e con una figlia da crescere. Al fine di non subire violenze e non doversi risposare con un parente del marito come imporrebbe la tradizione, decide di vestire abiti maschili e lavorare come lustrascarpe.

Grazie ai suoi sacrifici, sua figlia è cresciuta in maniera dignitosa e ora è felicemente sposata e conduce una vita serena con suo marito.

Infine, arriviamo nello stato statunitense del North Dakota. Qui conosciamo la vita di una giovane donna che si è trasferita nel North Dakota per lavorare come caminonista in una compagnia petrolifica. Racconta le difficoltà nel lavorare in un ambiente maschile, dell’essere presa sul serio nel suo lavoro e dell’importanza del supporto di uomini e donne contro il sessismo. Conosciamo anche l’impegno di una ex-escort che cerca di aiutare le donne che sono sfruttate, costrette a prostituirsi e a cui nessuno sembra intesessarsi.

Durante la durata del documentario queste tre storie si intrecciano e passiamo da una storia all’altra con fluidità e naturalezza. Questo perchè in realtà tutte e tre raccontano la difficoltà universale di essere donna.

Grazie ad uno stile intimo e rispettoso, esploriamo i problemi universali delle donne. Barbara Cupisti trasmette l’importanza vitale della solidarietà femminile, della lotta contro il sessismo che affligge quasi ogni società e dell’essere donne di carattere non rinuniciando alla propria femminilità.

Una delle scene più toccanti del film è quella in cui la donna egiziana indossa gli abiti femminili e afferma di odiarli profondamente.

Questa semplice ma estremamente forte scena trasmette quanto sia complicato essere donna e vivere una vita sicura e dignitosa. E’ talmente complicato che molte donne, anche nel mondo occidentale, rinunciano alla loro femminilità per essere rispettate dalla società in cui vivono.

Womanity, pur presentandoci tematiche orribili e odiose ci dà speranza. In India così come in North Dakota vediamo donne che si supportano nella costruzione di un futuro migliore e lottano insieme contro le discriminazioni e maschilismo.

La pellicola è interamente basata sulle storie di donne comuni. Vi è largo uso di camera a mano. Questa si focalizza sui dettagli, le espressioni facciali e le emozioni delle protagoniste. I colori del film sono prevalentemente scuri e riflettono il mondo interiore delle protagoniste. La musica non è mai invasiva ma, anzi, riesce a sottolineare ed enfatizzare le emozioni trasmesse dalle immagini.

Womanity permette di esplorare i problemi che accomunano le donne di tutto il mondo senza pietismi nè forzature ma in maniera concreta e reale. Permette di capire quanto essere donna può essere meraviglioso e terribile allo stesso momento. Da vedere.

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