Little Joe (2020)

Fede, sostantivo femminile.
La fede è la credenza piena e fiduciosa che proviene da intima convinzione.
“Little Joe” è la nuova riflessione sulla fede messa in atto da Jessica Hausner.
La regista ha affrontato il credo religioso in “Lourdes”, quello amoroso in “Amour fou”, ed infine quello verso la scienza in questo ultimo lungometraggio.
Alice è una biologa, madre single ed abile allevatrice di piante.
Nella struttura in cui lavora riesce a creare una splendida pianta in grado di rendere felice chi la possiede, non tutto però andrà per il verso giusto.
Nella storica enciclopedia di brevi recensioni cinematografiche curata da Paolo Mereghetti, il critico che si è occupato di “Se mi lasci ti cancello” di Michel Gondry, ad un certo punto scrive: “…anche perchè sullo sfondo si delinea il quadro non indulgente di una societá che impone l’oblio”, tale concetto è perfettamente applicabile a “Little Joe”.
Puó una scoperta scientifica portare alla gioia?
Quali sono i limiti della scienza?
Quanti interessi economici subentrano quando avviene una scoperta scientifica?
Quanto puó essere attendibile una scoperta scientifica quando chi l’ha realizzata è ovviamente un essere umano e come tale puó commettere errori?
Quanto abbiamo bisogno di palliativi e anestetizzanti perchè non siamo piú in grado di usare le nostre risorse e la nostra cultura per affrontare la vita con tutte le sue difficoltà?
Tutti quesiti sollevati durante il film e ai quali la regista non fornisce risposte, sovvertendo invece il concetto su cui è fondato il metodo scientifico.
Come sostiene Umberto Galimberti il metodo scientifico consiste nell’anticipare delle ipotesi, sottoporle ad esperimento e se esso le conferma la scienza assume le ipotesi che ha anticipato come “esatte”; ma non per sempre e in modo definitivo, perchè se col passare del tempo ne trova di più
esplicative, abbandona le ipotesi precedentemente assunte e adotta quelle nuove.
Esattamente questa è la ragione per cui la scienza è in continuo progresso e non assume mai i risultati raggiunti come indiscutibilmente veri e definitivi.
Ma cosa accadrebbe se uno scienziato ritenesse la sua scoperta indiscutibile?
“Little Joe” narra proprio le orrorifiche conseguenze di tale atto, soprattutto se esso è nelle mani di una donna che proietta sulla pianta che ha creato le sue insicurezze di madre, che vive in maniera deflagrante il conflitto tra vita privata e carriera, tra l’ansia di non adempiere perfettamente al ruolo di genitrice a quella di recepire il figlio come un ostacolo alla sua totale realizzazione professionale.
Una giovane donna che al tempo stesso nega inconsciamente la sua maternità (la pianta che ha realizzato non puó riprodursi) ma che vive anche sopraffatta da pulsioni di possesso proprio nei confronti della sua prole.
Alice è immersa in un mondo asettico e razionale, ostenta sicurezza sia a lavoro che nel privato, la sua casa è dominata da rassicuranti colori pastello, cosí come i suoi abiti; tutto sembra tenuto sotto controllo, ma l’imprevedibilitá e l’irrazionalitá dell’esistenza esplodono distruggendo l’apparente perfezione della sua vita.
Attraverso una regia misuratissima ma non priva di guizzi estranianti,una colonna sonora disturbante, dominata da sibili quasi insostenibili, Jessica Hausner costruisce un filosofico incubo etico che offre allo spettatore svariati ed interessanti spunti di riflessione.

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