La donna alla finestra (2021)

Anna Fox vive blindata nella sua casa, ha subito un violento trauma ed ha sviluppato l’ agorafobia.
Una sera spiando i vicini dalla finestra assiste ad un omicidio.
Il confine tra allucinazione e realtá è però labile.
Joe Wright con la sua solita estetica ridondante omaggia “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock, ma non ha il talento visionario di Brian De Palma che a sua volta citò il caposaldo di sir Hitch in “Omicidio a luci rosse”.
In tutti e tre i film c’è il personaggio principale che spia dalla finestra della sua casa i vicini, sino ad assistere ad un omicidio.
Il tema dell’ambiguo rapporto che intercorre tra realtá e apparenze, cosí come quello del voyeurismo, caratterizza sia il film di Hitchcock, che quello di De Palma, che “La donna alla finestra”, quest’ultimo però è indubbiamente il meno radicale dei tre.
Altra pellicola di riferimento per Wright è “Copycat-Omicidi in serie”, dove il personaggio interpretato da Sigourney Weaver soffriva di agorafobia e di professione faceva la psicologa, esattamente come quello incarnato da Amy Adams.
“Copycat” era pieno di sottigliezze psicologiche e possedeva un interessante sottotesto sociologico che criticava i mass media e la bramosia di fama, il film di Wright non ha nessuna delle due cose, e non funziona nemmeno come thriller di puro intrattenimento.
Non è una pellicola coinvolgente, ha una confezione impeccabile e qualche sequenza registicamente notevole, ma la suspense latita e i colpi di scena non stupiscono.
Sul piano teorico riprende il discorso caro ad Hitchcock nel già citato “La finestra sul cortile”, che come scrive Stefano Selleri sul sito Gli Spietati “…è un magistrale saggio sul cinema, costruito su una rete di menzogne e allusioni apparenti”, ma tutto è reso potentemente più dozzinale da Wright, che banalizza il discorso sulle allusioni apparenti tramite la malattia psichica della protagonista ed il suo miscelare gli psicofarmaci all’ alcool.
Curioso l’utilizzo che il regista fa del cast che ha a disposizione: Amy Adams è efficace come sempre, ma Gary Oldman e Julianne Moore sono sprecati e la scelta di Jennifer Jason Leigh per un ruolo minore e privo di mordente, è il vero mistero da risolvere del film.

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