The Last Duel (2021)

Una spettacolare rivisitazione medievale

Ci troviamo nella Francia del XIV secolo, la moglie del cavaliere Jean De Carrouges appena rientrato dalla guerra è stata violentata da Jacques Le Gris, scudiero nonché suo amico, l’epoca bigotta di riferimento non permette però a Marguerite di essere creduta e proferire alcuna parola a sua difesa: sarà perciò il famigerato codice cavalleresco sotto forma di duello fra uomini a decidere se restituire il tanto agognato e perduto onore familiare.

Amicizia, orgoglio, fierezza maschile e dignità femminile in un periodo chiuso e occluso dal machismo in armatura vengono affidati alla penna di Ben Affleck e Matt Damon, di nuovo assieme vent’anni e oltre dopo i successi in scrittura di Will Hunting, e soprattutto alla sapiente regia di Ridley Scott, che più invecchia e più migliora.

Il decano ultraottantenne compie l’ennesimo viaggio attraverso ere da impatto storico importante e ci consegna in eredità un’ulteriore pietra miliare della sua magica filmografia, imbeccando alla perfezione tutte le sfumature presenti dei tempi e unendole alla fantasmagorica scenografia attuale, generando un mix esplosivo che incolla alla poltrona!

La rilevanza delle volontà divine e il fato nelle contese, i Duelli di Dio, le virtù umane e spirituali appaiate però ad una spirale di egoismo latente, le percezioni e i sensi maschilisti di vendetta, tradimento, gloria e reputazione ed infine e in particolare le dinamiche femminili di epoche assolutamente intransigenti verso il sesso debole sono i tre mantra principali di una pellicola colossale.

Le perdite al botteghino sono figlie dei tempi che corrono, dove la facilità ad arrivare a conclusioni “commerciali” supera il detto e non detto, preferendo mastodontici ma freddi finali da blockbuster a rese dei conti intrinseche e spiritualmente di nicchia. Peccato, perché la spettacolarità a cui si affida il direttore d’orchestra durante il bellicoso seppur fiero combattimento conclusivo non è seconda a niente per furia e magnificenza.

Jodie Comer è l’eletta per impersonare la “diversamente” coriacea Marguerite, anima e fulcro centrale in questa rilettura del romanzo di Eric Jager, ritoccato inoltre dai dialoghi al femminile di Nicole Holofcener.

Terribile e al contempo drammatico è il suo grido di dolore per la brutale ingiustizia subìta, ma ancor più tragica è la voglia di fuggire dal ruolo di preda, conquista e finanche proprietà privata, semplice oggetto silenzioso sottomesso da custodire.

Marguerite protesta maggiormente per combattere dunque quella ramificante immagine di donna dell’epoca, ribellandosi all’ostracismo collettivo che vietava tacitamente ogni forma di dissenso femminile rispetto alle ferite incassate!

La storia essendo vera è pertanto basilare agli occhi odierni, e il merito straordinario di Scott sta appunto nel porre l’animo di Marguerite sopra a ogni cosa, per innalzare quel senso di rivalsa femminile non del tutto edificato nemmeno oggi.

L’arco narrativo viene quindi suddiviso in modo convincente tramite i punti di vista dei protagonisti, ripetendo cioè l’azione tre volte attraverso la mente oltre che di Marguerite pure del Jean De Carrouges di Matt Damon e dell’Adam Driver / Jacques Le Gris, perfetti commensali al banchetto, mentre il conte Pierre d’Alençon di Ben Affleck completa lo straordinario all star cast con un seducente e viziato aristocratico sui generis!

Dicevamo degli aiuti tecnologici, straordinari grazie a un montaggio al limite della perfezione, eseguito egregiamente insinuando molteplici perplessità di comprensione, vista la regia sì energica e tagliente, ma anche alquanto incerta e controversa nell’esplicazione, tipica del Ridley Scott a spasso di trame epiche, e parallela alla fosca e livida fotografia di Dariusz Wolski.

Lo scopo per Scott è d’altronde quello di cedere a chi segue una visione soggettiva dell’opera, che possa cioè lasciare nell’aria delle prospettive distinte a seconda di chi sia a raccontarle, esaltando i numerosi stati d’animo differenti dei tre interpreti, che siano battaglia morale, ribellione, senso di giustizia, umiliazione, fierezza, rivoluzione, moralità, privilegio o prestigio.

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