Al di là dei sogni (1998)

Al di là dei sogni è un film del 1998 diretto da Vincent Ward, che oscilla fra il genere fantasy, per gli splendidi effetti speciali e per la trama (che ricorda molto il ”sogno”) e il genere drammatico, per la struggente storia d’amore che coinvolge i due protagonisti, legati anche dopo la morte.

Il protagonista indiscusso è interpretato da Robin Williams, nei panni di Chris Nielsen, un uomo che può essere definito un Dante Alighieri contemporaneo per il viaggio ultraterreno che compie nel corso della pellicola, affiancato dalle varie guide spirituali che si ritrovano anche nella Divina Commedia.

Originale Ward a trasformare un classico della letteratura italiana, in un film che è passato alla storia. L’elemento che rimane maggiormente impresso nelle menti dei telespettatori è l’accuratezza dell’immagine, soprattutto per quanto riguarda il paradiso e chi lo abita, riprendendo i quadri della moglie del protagonista, dai colori vivaci, accesi, allegri, e dai personaggi bizzarri che lo popolano.

A prima vista, potrebbe sembrare che questo film sia la storia di un uomo in Paradiso che cerca di ritrovare la propria moglie morta. Sbagliato: questa è la storia di un uomo che attraversa l’Inferno per salvare l’anima della moglie, rinunciando al Paradiso pur di stare con lei. Come il mitologico Orfeo, che affrontò l’Inferno per la sua Euridice.

L’amore che unisce Chris e sua moglie, la pittrice Annie è infinito, nulla neanche l’al di là può separarli. Chris muore in un incidente e raggiunge un Paradiso che la sua fantasia ha ambientato in uno dei meravigliosi dipinti di Annie. Chris non potendo immaginare di vivere senza sua moglie, per raggiungerla si avventura in un fantasmagorico e coloratissimo viaggio guidato da un “angelo” molto particolare.

Un’opera che esprime i “segni dei tempi”; quel che resta della vita eterna nell’era del post-moderno, del pensiero debole, dello spiritualismo esoterico a buon mercato, del relativismo dilagante e della globalizzazione in atto. Il mio giardino, la mia casa, il mio amaro, il mio paradiso…

Vincitore di un oscar come ”migliori effetti speciali, anche se a mio parere, oltre a dover vincere un altro Oscar Robin Williams come ”miglior attore protagonista”, il film meriterebbe un vero e proprio Oscar ”alla sfortuna”: in pochi minuti dall’inizio i personaggi sono tutti morti, provocando da subito commozione nello spettatore.

Dissonante come elemento, probabilmente il regista poteva risparmiarsi il decesso dei due figli, ma ha voluto spingersi oltre, rendendo la vicenda ai limiti del tragico.  Il tema dell’aldilà affascina il cinema contemporaneo: film come Ghost, Always, Il Paradiso può attendere l’hanno toccato senza la pretesa di svelare e mostrare tutto.

Il film del pittore neozelandese Ward, invece, ha pretese “totalizzanti”: nulla è precluso alla visione spettacolarizzante del cinema; il Paradiso “virtuale” è creato dal computer con prodigiosi effetti speciali, per cui basta pigiare un bottone per cambiare paesaggi climi, flora e fauna.

Secoli di pittura sono rivisitati e citati nella messa in scena iconografica: Botticelli, Bosch, Friedrich, Van Gogh, Turner, Dorè, Topor. Per non parlare ovviamente dei riferimenti letterari (come ho già detto prima: Dante, il mito di Orfeo e Euridice, ecc).

Consigliatissimo, intrigante e particolare, da non perdere.

Il trailer

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