Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato (2012)

Dopo l’enorme successo de “Il Signore degli Anelli” si ritorna nella Terra di Mezzo, 60 anni prima degli avvenimenti narrati nella trilogia e il protagonista stavolta è Bilbo Baggins, un giovane hobbit che vive una vita tranquilla e monotona e che non sembra affatto portato per le avventure.

Il materiale di partenza de “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien è decisamente meno ricco ed epico rispetto a quello de “Il Signore degli Anelli” e quindi, essendo le aspettative dello spettatore molto alte in seguito al successo della trilogia, il compito di rappresentarlo cinematograficamente in modo adeguato risulta arduo. Il prequel viene affidato così nuovamente a Peter Jackson, già regista della trilogia. Il rischio di un prequel di una trilogia così ben riuscita è alto, ma il regista lo affrontò con coraggio e decisione, aggiungendoci un’innovazione tecnologica: “Lo Hobbit” può essere visto in 2D, in 3D e in 48 FpS. Jackson ha voluto raddoppiare i fotogrammi da 24 a 48 rendendo il tutto più concreto e tangibile permettendo di immedesimarsi talmente tanto nella storia da non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo e dissuadendo lo spettatore dallo sbattere le palpebre per evitare di perdersi anche un solo secondo della pellicola. Tutto è perfettamente pulito, fluido e vivido, non c’è nemmeno un’immagine sfocata e questa perfezione rende il tutto incredibilmente reale. Ho trovato questa innovazione semplicemente stupenda e spero che venga sfruttata ancora.

E’ stato fatto però un gravissimo errore a mio parere nella trattazione de “Lo Hobbit” e cioè la divisione dello stesso in tre parti avviando così una nuova trilogia. L’ho trovata una mossa esclusivamente commerciale poichè la differenza del numero di pagine tra “Lo Hobbit” (circa 350 pagine) e la trilogia dell’Anello (circa mille), è troppo vasta e trovo estremamente forzata una suddivisione in tre capitoli anche del prequel. Questa divisione ha infatti reso il primo capitolo molto  lento per poter rendere possibile una suddivisione in tre parti. Infatti in particolare, per alcuni, la prima parte è risultata molto lenta, soprattutto a causa del fatto che è molto dialogata poiché anticipa l’avventura che troviamo nella seconda  parte, nella quale c’è più azione, magia ed emozione. Il ritmo del film cambia, appunto, quando il vero viaggio ha inizio e la svolta arriva con la scena dei giganti di pietra e da questo punto in poi tutto sarà epico, compreso l’attesissimo incontro tra Bilbo e Gollum, la scena clou del film. Gollum è tecnicamente molto credibile grazie ai miglioramenti grafici ed è a due facce, come ce lo ricordiamo ne “Le due torri”. L’incontro con Bilbo è ipnotico e allo stesso tempo cupo, misterioso e teso ed è costruito con molta attenzione essendo appunto il momento cruciale in cui Bilbo si impossessa dell’anello.

Personalmente ho apprezzato anche la prima parte poiché l’ho trovata molto fedele al libro che in effetti si dilunga molto prima di dare il via all’azione e all’epicità che invece ne “Il Signore degli Anelli” fa costantemente da padrona. “Lo  Hobbit” e “Il Signore degli Anelli” sono due materiali diversi in partenza e come tali vanno trattati nella rappresentazione cinematografica, come a mio parere è stato giustamente fatto.

Assistiamo a due incipit: il primo lega “Lo Hobbit” a “La Compagnia dell’Anello” per i più nostalgici dove viene mostrato Frodo che si prepara per la festa mentre suo zio Bilbo sta scrivendo le avventure da lui vissute 60 anni prima. La voce narrante di tutta la storia è quindi quella di Bilbo Baggins, che racconta come il Regno Nanico di Erebor fosse stato distrutto dal terribile Drago Smaug, costringendo i nani a vagabondare per la Terra di Mezzo. La storia ruoterà tutta attorno al tentativo dei nani di riappropriarsi della propria terra, aiutati da Bilbo, e alle numerose avventure che dovranno affrontare. Il secondo incipit è dato dall’arrivo di Galdalf e dall’incontro tra Bilbo e i nani, che rappresentano una squadra vivida,  che non manca di divertire strappando qualche risata al pubblico, e fortemente caratterizzata poiché ogni nano ha una propria peculiarità che lo differenzia dagli altri. Uno dei personaggi che colpisce di più è certamente Radagast, un eccentricostregone amante della natura con la mente da tempo offuscata a causa dei funghi allucinogeni, da lui adorati, che non può fare a meno di risultare simpatico allo spettatore.

Il giovane Bilbo Baggins è interpretato da uno straordinario Martin Freeman che ricorda il Bilbo che abbiamo visto ne “Il Signore degli Anelli” in tutte le sue movenze e in tutti i suoi atteggiamenti. E’ goffo, credibile, coraggioso al momento giusto e divertente. Egli viene trascinato da Gandalf in un’avventura che non ha cercato e dovrà affrontare un viaggio inaspettato in compagnia di 13 nani capeggiati da Thorin Scudodiquercia in cerca di vendetta attraverso terre piene di pericoli. A mio parere, Martin Freeman ci regala certamente la migliore interpretazione del film. Non voglio svelarvi troppo poiché trovo “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato” davvero un film di alto livello che sarà certamente molto apprezzato  dagli amanti del genere. Le scenografie e le splendide musiche riporteranno gli amanti della saga alla Terra di Mezzo con un’emozione inspiegabile e con un impatto visivo eccezionale che vi catapulteranno nel mondo creato da Tolkien e reso reale da Jackson in un modo del tutto nuovo e che vi narreranno una fantastica fiaba, la magica fiaba de “Lo Hobbit”.

Il trailer

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