Il giovane favoloso (2014)

Il giovane favoloso, il nuovo film di Mario Martone ci racconta la vita di uno dei più grandi poeti italiani: Giacomo Leopardi. Un film malinconico, introspettivo e assolutamente inaspettato; d’altronde Leopardi non era certo una persona semplice, e non dev’essere stato semplice nemmeno per il regista riuscire a capire da dove nascesse il talento del poeta, e cosa lo tormentasse, ma ci è riuscito e anche molto bene.

Se a scuola Leopardi ci sembrava solo un depresso cronico con la fissa della scrittura grazie al film questa visione cambia e Leopardi ci sembra un ragazzo provato dalla malattia e oppresso da una famiglia rigida, da una madre distaccata e da un padre fissato con lo studio. La malattia gioca un ruolo fondamentale nel film così come nella vita vera del poeta, una malattia distruttiva che deforma le ossa del protagonista fin da giovane e che addirittura gli compromette la vista senza il quale leggere e scrivere risulta quasi impossibile.

Fondamentale è anche l’amicizia con Giordani, scrittore del tempo, più anziano di Leopardi che gli fa quasi da “padre artistico” e gli da parte di quell’affetto che gli mancherà per tutta la vita, bellissima e commovente la scena del loro primo incontro accompagnata da una musica dirompente che mai ci si aspetterebbe in un film del genere, la folle corsa del giovane incontro al suo maestro è una scena che ti rimane impressa per giorni, sicuramente uno dei momenti più belli del film.

La colonna sonora è perfetta, innovativa, moderna, perfettamente centrata, creata da un musicista: Apparat sconosciuto ai più che crea queste musiche perfette e quasi inquietanti che non possono lasciare indifferente chi le ascolta, e in questo film ci stanno a pennello, perché sembrano rappresentare lo stato d’animo del nostro Leopardi, lo struggimento che lo accompagna per tutta la sua vita. Bellissima anche la fotografia molto raffinata e ricercata.

Film educativo inoltre, ottimo strumento per un professore che cerca di far interessare gli adolescenti alla letteratura e farli avvicinare al linguaggio un po’ ostico delle le poesie di Leopardi che qua vengono recitate quasi come a teatro dal bravissimo protagonista Elio Germano, che meglio non poteva interpretare questo ruolo cosi difficile che in pochi sarebbero riusciti a gestire.
Naturalmente ci sono anche dei punti deboli (secondo la mia opinione) come i salti di anni con poche spiegazioni di quello che sta “nel mezzo” che spiazzano un po’ lo spettatore, che sia un effetto voluto? Sempre per quanto riguarda il tempo che passa trovo poco convincente anche “l’invecchiamento” dei personaggi, soprattutto di Leopardi che nonostante il film comprenda sia la giovinezza che l’età adulta del poeta rimane praticamente sempre uguale; che sia anche questo voluto, magari per enfatizzare il concetto leopardiano secondo cui “non vivono fino alla morte se non quei molti che restano fanciulli tutta la vita”? altro difetto trovo sia la lunghezza, con questo non voglio dire che sia noioso anzi, però se fosse stato leggermente più corto sarebbe risultato meno “stiracchiato” e a tratti ripetitivo. Comunque sia, un film che merita di essere visto, soprattutto un film accessibile a tutti, anche a chi magari di Leopardi e della letteratura non è mai importato (chissà, magari vi ricrederete).

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